«Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore…»

Sono parole pronunciate nella memorabile sera del 27 marzo da Papa Francesco in Piazza San Pietro… Di fatto ci hanno sorpreso i tanti segni di solidarietà in questo momento difficile, quasi a sottolineare che il tempo della prova sia una condizione per tirar fuori il meglio della nostra umanità. Una solidarietà che va dai piccoli, ma importanti gesti di attenzione, di servizio per chi è nel bisogno, all’eroismo di chi si è trovato a servire in prima linea. Allargando lo sguardo oltre i confini nazionali, non possiamo dimenticare i tanti missionari e missionarie, volontari e volontarie rimasti in prima linea a servire i più poveri, in contesti già duramente segnati da povertà, guerre e malattie…

Sorprende l’interessamento per la situazione italiana da parte di persone incontrate dai missionari in Paesi più in difficoltà del nostro, e che ora rischiano una crisi ben più grave a causa della pandemia.

Sorprende la capacità di chi è stato tanto provato dalla vita, e magari anche rifiutato da noi, di esprimere solidarietà nei nostri confronti nel momento del bisogno.

Tante testimonianze ci dicono come l’autentica solidarietà sia in grado di superare quelle frontiere di nazionalità, cultura e religione, che possono essere concepite come muri invalicabili. Ci auguriamo di avere occhi per vedere, cuore grato per ringraziare, disponibilità nell’intraprendere con decisione nuovi cammini improntati alla solidarietà, nella consapevolezza dell’universale fratellanza che ci lega tutti.   (Anna >Maria Menin)

Due storie di solidarietà

  ITALIA/Milano «Noi siamo in debito con l’Italia. Sono arrivato su un barcone nel 2005, sono scappato dalla guerra. L’Italia non merita quello che le sta succedendo». Parole di Jibril, 37 anni, membro di una piccola comunità Etiope Oromo di Milano. «Siamo poco più di 40 persone», spiega. «Quando mi trovavo in mezzo al Mediterraneo, dopo aver attraversato il Sudan e la Libia, abbiamo visto la Croce Rossa che ci ha portato a Lampedusa. Da lì a Crotone e poi a Milano. Adesso lavoro come magazziniere, sono sposato e ho tre figli. Noi dobbiamo tutto all’Italia». E così la comunità in questi giorni di emergenza Coronavirus ha chiamato la Croce Rossa di Milano chiedendo: «Cosa possiamo fare per voi?». La risposta è stata una spesa solidale. Cinque carrelli ricolmi di beni alimentari a lunga scadenza e prodotti per l’infanzia. Non solo un gesto simbolico, ma un’azione concreta di solidarietà e vicinanza che restituisce la gratitudine della comunità etiope Oromo verso la città di Milano e verso la sua Croce Rossa. (Anna Spena, da Vita.it)

IRAN/Teheran – Gruppi di studenti iraniani, universitari della Repubblica Islamica, hanno inviato un carico di forniture mediche e sanitarie per il popolo statunitense da destinare agli americani più poveri e senza assicurazione medica né coperture sanitarie, accompagnandolo con un messaggio umanitario al popolo Usa.

I beni raccolti sono stati consegnati all’ambasciata Svizzera, che rappresenta gli interessi degli Stati Uniti in Iran. Lo scorso mese di marzo gli universitari hanno contribuito alla produzione di articoli sanitari per sopperire alle ingenti richieste legate alla pandemia, realizzando fino a 200mila mascherine e migliaia di litri di disinfettante. Il materiale è stato distribuito a ospedali e popolazione, soprattutto nelle zone più povere del Paese, ma «quando abbiamo visto le dolorose condizioni della frangia più vulnerabile degli americani – spiega Ali Kian, rappresentante degli studenti, intervistato dall’agenzia semi-ufficiale Fars – si è deciso di donare parte della produzione interna di forniture mediche, in particolare a quanti gravitano attorno all’area di New York».

I giovani hanno inoltre inviato una lettera al ministro iraniano degli Esteri Mohammad Javad Zarif, chiedendo un rinnovato sforzo a livello diplomatico per assicurarsi che il carico giunga a destinazione e sia distribuito alla popolazione.

Di recente si sono ripetuti gli appelli alla Casa Bianca per allentare la politica di scontro frontale a colpi di sanzioni verso l’Iran, che finiscono per causare anche blocchi e restrizioni nell’invio di medicine e beni di prima necessità alla Repubblica Islamica. (AsiaNews)