Se la tempesta del virus ha scompigliato le nostre vite fino a metterle sotto sopra, è lo Spirito ad illuminare squarci inediti suggerendo possibili nuovi percorsi per ricominciare.
Credo che l’umanità e l’universo siano nati dal desiderio divino e che ogni creatura sia tessuta di vita buona. Credo che le nostre esistenze e quelle dell’intero mondo siano accompagnate ogni giorno dalla cura e dall’amore di Dio. Il suo Spirito è la coperta di bene che ci ha avvolto e riscaldato fin dai primi vagiti. Credo in un Dio che fa il tifo per i suoi figli e le sue figlie e che ci sogna liberi e felici, responsabili e gioiosi; un Dio che ci educa alla condivisione e alla cura per trasformare il mondo in un luogo ospitale, dove ognuno possa sentirsi a casa.
Dio conosce il cuore umano, terra rigogliosa e insieme steppa desolata di egoismo, e ci chiama a riscoprirci contadini, così che il deserto del nostro cuore torni a fiorire e a dare buoni frutti, perché quando fiorisce il nostro cuore, fiorisce il mondo intorno a noi.
Credo in un Dio innamorato dei propri figli e figlie, un Dio capace di vedere in tutti noi la bellezza che non sappiamo più scorgere.
Dio lo sa, siamo creature fragili e se ci ammaliamo, eccolo accanto a noi che veglia le nostre notti agitate. Dio lo sa, siamo creature incostanti e se sbagliamo e se cadiamo, se facciamo del male e ci facciamo male, non ci inchioda al nostro errore, non si allontana da noi; ci aiuta invece a rialzarci, ci sussurra: “Provaci ancora”.
Credo nella capacità umana di ricominciare. Questa viene dallo Spirito di Dio; essa è il ritmo che custodisce la vita dopo averla generata. È la tenacia che ci fa resistere nella tempesta. È aria pulita da inalare quando i polmoni soccombono.
Dio ci parla nelle Scritture antiche, negli accadimenti storici, negli incontri e nei gesti intorno a noi, e la sua voce comunica, canta, grida nell’intero creato. Il suono del suo Spirito ce la fa udire e, se a volte Dio tace, o perché rimane in silenzio o perché noi non sappiamo udirne la voce, non è per sempre.
Credo in Gesù Figlio di Dio, nostro fratello e Maestro, Egli ci libera dalla tentazione di scorgere nelle nostre disgrazie private e collettive – malattie, terremoti, epidemie – i segni del giudizio della collera divina. Ci insegna invece a riconoscere il Regno di Dio nel seme che cresce, nel pane che lievita, nelle storie ordinarie di cura e fedeltà. Egli ci rivela il Dio che parla attraverso i segni di vita e non quelli di morte: acqua trasformata in vino, pane condiviso, malati risanati e peccatori perdonati.
È venuto in mezzo a noi per liberarci dalle nostre paralisi, dai cuori ripiegati su se stessi. Ci ha disvelato un altro ordine del mondo, dove al centro ci sono i più piccoli e il potere più grande è quello di servire. Ci ha indicato come maestri gli uccelli del cielo e i gigli dei campi, per liberarci dall’ansia del controllo e per ridare dignità ai giorni ordinari, alle piccole cose. Una tavola apparecchiata era il suo altare, dove celebrare l’amicizia e la riconciliazione; la casa: un tempio dove scoprire la sacralità della relazione. I frutti della terra e del lavoro umano, il pane e il vino: i segni dell’amicizia di Dio.
In Gesù abbiamo conosciuto il volto di un Dio povero e umile, forte nella debolezza, vittorioso nella morte. Lo abbiamo visto piangere come piange ognuno di noi. È morto assetato, eppure il suo corpo è diventato sorgente. È stato torturato e ucciso, eppure l’arma della croce Dio l’ha trasformata in aratro per lavorare il cuore umano. In Gesù abbiamo la speranza che la tomba sia una culla che accoglie alla vita nuova.
Credo nello Spirito che, come uno spiffero si intrufola nel chiuso delle nostre case e ci dona aria fresca. In lui il Dio della vita si rivela in modi inattesi, a volte come una battuta che sdrammatizza una situazione difficile, ci strappa un sorriso. Altre volte scopriamo il suo alito di vita nelle cose buone che nascono dal disastro. Lo riconosciamo nelle celebrazioni domestiche, nei ripensamenti sugli stili di vita che la pandemia ha generato.
Se la tempesta del virus ha scompigliato le nostre vite fino a metterle sotto sopra, è lo Spirito ad illuminare squarci inediti suggerendo possibili nuovi percorsi per ricominciare. Lo Spirito ha agito in questi strani giorni nei gesti di generosità inattesi e in quelli ordinari. Come il vento, non sappiamo dove venga e dove vada, non sappiamo controllare ogni suo soffio, ma ne riconosciamo le tracce nella cura di una tavola apparecchiata, nella riscoperta di una foto dimenticata, in una telefonata intensa dove ci sentiamo accolti e compresi.
#IoCelebroACasa – Credo in Dio e nel mondo da Lui amato – Lidia Maggi